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GRAL TOUR_SCULTURE (2002-2012)
Complesso Monumentale di Santa Caterina
Oratorio dei disciplinanti Finalborgo
4-30 settembre 2012
Inaugurazione domenica 2 settembre ore 18

Una mostra nata nel tempo e nello spazio, uno spazio che è al tempo stesso ideale e geografico, antropologico e fisico. Una mostra che viene dal mare e dal vento, mescolando opposti cosmici quali buio, luce, terra e cielo contrappuntati in equilibri insoliti di pesantezza e leggerezza.  
La testimonianza di molti anni di lavoro, di amore e di passione per l’arte e per il circostante, osservato e restituito con una semplicità complessa del tutto particolare, che restituisce la vita nel proprio svolgersi quotidiano attraverso una simbologia al tempo stesso rigorosa e dolce, che raccoglie le credenze insieme ai fatti, riuscendo a farli convivere armoniosamente. Il collettivo GRAL (Graziosa Bertagnin e Albano Frediani) presenta un gruppo importante di opere come testimonianza rappresentativa di una vita in cui l’espressione creativa si è dimostrata più forte della volontà conscia. Una cinquantina di opere scelte, che segnano le tappe più significative di un percorso lungo 10 anni e restituiscono la personalità di una coppia di viaggiatori che da sempre hanno sentito la necessità di restituire le proprie esperienze di vita, fino a farle diventare la propria geografia anatomica. Ceramica, ma soprattutto conglomerato, che riunisce il metallo e un’infinità di elementi recuperati in viaggi lontani e quotidiani, la cui risultante è una materia difficile ed affascinante che è divenuta nel tempo la cifra stilistica che rende unico e riconoscibile sia il  lavoro sia la poetica del collettivo.
Diciotto opere che sono state il fiore all’occhiello di altrettante manifestazioni nazionali ed internazionali, come il Salone del mobile di Milano; altre venticinque opere mai esposte prima, frutto del lavoro dell’ultimo periodo, sempre teso fra l’attuazione della raffinatezza e un utilizzo incerto e poliedrico della materia solida che sembra levigata dallo sciabordio del mare. «La materia racchiude tutto come uno scrigno limpido d’acqua solida; gli elementi fanno bella mostra di sé nella loro eleganza indispensabile, finalmente liberi di abbandonare la loro originaria utilità che li appesantiva. Una conseguenza che permette loro di lasciarsi cullare dall’esaltazione, provocata dalla relazione casuale che si palesa dopo infinite lucidature, mostrandoli in sicurezza come fossero gioielli nella vetrina di una via elegante» scrive Viviana Siviero nel catalogo della mostra «Gioielli-scultura  troppo grandi e pesanti per essere indossati, troppo lisci e fascinosi per non essere accarezzati, ancora e poi ancora....»
 
Assolutamente unico l’omaggio reso dal collettivo GRAL al naturalista Giorgio Gallesio (1772-1839), attraverso la creazione di un’installazione composta da 12 ceramiche in pezzo unico e un’unica scultura in conglomerato rappresentante un volatile denominato “Beccafico” nella Pomona italiana. Come noto, Gallesio, botanico e pomologo nativo di Finalborgo, realizzò la prima e più importante raccolta di immagini e descrizioni di frutti e piante fruttifere d’Italia: GRAL ha interpretato il nome di alcuni fra i più noti frutti regalandogli una fisionomia surreale, attraverso l’applicazione ragionata di un’associazione ludica che proprio per la sua semplicità risulta geniale. Una composizione di elementi sorridenti e semplici, quasi “didattici” nella loro estetica, ma raffinatissimi nella mescolanza di terre differenti e smalto; un’opera in cui ogni elemento rappresenta un gioiello impossibile da replicare, proprio come avviene in Natura la cui perfezione è data proprio dalla sua inclinazione all’imperfetto. Un omaggio che - risvegliando il genius loci – regala alla mostra il proprio motivo d’essere per nulla casuale.
A chiudere la mostra una serie di preziosi gioielli realizzati con terre fragili e durissime, dai contrasti armoniosi ottenuti intimamente al momento della creazione, senza alcuna sovrapposizione coloristica. Gioie selvatiche che si richiudono su se stesse, come canne cave, nidi o nascondigli tipici dei tronchi. Forme della terra pronte ad accogliere fili di erbe medicamentose o semplicemente belle, capaci di donare sollievo, anche solo placebo, se poste in connessione con il corpo.
La mostra sarà accompagnata da un’originale pubblicazione con testo trilingue, che rappresenta una vera e propria cartina del GRAL TOUR, riportante le foto di luoghi lontani e magici, principali responsabili di quel clima creativo che aleggia su ogni opera, fotografati ogni volta con la presenza dei pesci viaggiatori, imponenti eppure immancabili testimoni di un percorso che si dimostra così come la concretizzazione di un sogno.
Info
GRAL TOUR _SCULTURE (2002-2012)
Complesso Monumentale di Santa Caterina
Oratorio dei disciplinanti Finalborgo
4-30 settembre 2012
Ingresso gratuito
Catalogo trilingue disponibile con testi di Viviana Siviero
Orari: da martedì a domenica dalle 17 alle 20
Chiuso il lunedì
Inaugurazione domenica 2 settembre ore 18
con la partecipazione del flautista Michele Menardi Noguera
Ancora e poi ancora…
di Viviana Siviero

Il mare e il tempo sono, in modi differenti, due sterminati contenitori di memorie. Cosa accade quando entrambi decidono di mettersi in viaggio con tutti i loro tesori? Il nostro mondo, così com’è strutturato, di certo non è in grado di mostrarcelo. Servono dimensioni parallele e fantasiose che, solo l’arte, “che tutto vede e tutto può”, è in grado di materializzare, attraverso la messa in pratica di un’esperienza creativa alchemica che sia al tempo stesso esplicita ed acuta, fatta di cultura e d’istinto. Ogni scultura del collettivo GRAL sembra custodire la passione in tutte le sue modulazioni ed i suoi entusiasmi. C’è l’idea della neve e del vento, ma anche della natura, delle piante e degli animali: l’attenzione generativa, in questo caso, sembra rivolgersi alle gioie minime della vita, sempre più inavvertite e trascurate dall’uomo. Esse prendono corpo nella materia scultorea, compiuta “per via di porre” e non “di levare”, come definiva l’Alberti. E’ proprio questo il principio che rende interpretabili, in prima istanza, lavori che emergono dall’assemblaggio di oggetti disparati, mescolati e sovrapposti, in una fluidità primigenia che solo la pazienza ed il tempo renderanno eterni. Il contrasto di opposti rappresenta il peso e la misura dell’intero processo: pesantezza e fragilità, ma anche povertà e raffinatezza, si ritrovano come amanti rilassati dopo l’amore. La materia racchiude tutto come uno scrigno limpido d’acqua solida; gli elementi fanno bella mostra di sé nella loro eleganza indispensabile, finalmente liberi di abbandonare la loro originaria utilità che li appesantiva. Una conseguenza che permette loro di lasciarsi cullare dall’esaltazione, provocata dalla relazione casuale che si palesa dopo infinite lucidature, mostrandoli in sicurezza come fossero gioielli nella vetrina di una via elegante. Lavori che lasciano trasparire un rispetto tradizionale e generazionale per la scultura, che non profumano di nulla eppure fanno affiorare l’odore dell’affetto, del lievito che fa alzare il pane, delle spezie di paesi lontani. Il pensiero creativo si rende manifesto grazie ad una pratica inesorabile che non lascia troppo spazio all’istinto ma, spontaneamente, trasforma le sculture in portali pietrificati impossibili da aprire. Le dimensioni delle forme, iconiche e dolci, quasi infantili, variano, creando un modello di viaggio ritmico ed emotivo svolto attraverso foreste zeppe di simboli che non è necessario decifrare, ma che danno la sicurezza di un contenuto che non è necessario vedere per saperlo prezioso. Gioielli-scultura troppo grandi e pesanti per essere indossati, troppo lisci e fascinosi per non essere accarezzati, ancora e poi ancora....


Again and again… 
Time and the sea are, each one in its own way, two boundless containers of memories. What happens when both decide to set sails, with all their treasures in tow? Our world, as we know it, cannot certainly show that. It takes are parallel, fanciful dimensions that only art, “which can see and do anything”, can turn into reality through an alchemic creative experience that is as explicit as it is sharp, made as much of culture as of instinct. Each one of GRAL Art Collective’s sculptures seems to cherish passion, in all its dimensions, in all its excitement. There’s the idea of snow and wind, but there’s also the idea of nature, plants and animals: here, life-giving attention seem to be focussed on the tiniest pleasures of life, those that man increasingly overlooks and neglects. They take shape in the sculpted material, made “by adding, not by removing”, as Alberti used to say. And this is actually the principle that gives meaning, at first, to the works sprouting out of these assemblies of the most diverse items, mixed together and overlapping in a smooth primeval flow that only patience and time will make eternal. The contrast of opposites is the standard and measure of the entire process: heaviness and fragility, as well as poverty and elegance, are reunited, like lovers relaxing after love. The material encloses everything like a crystal-clear jewel-box of thick water, the elements looking well in their essential finery, free at last to leave behind the original functionality that burdened them. A consequence that lets them free to be lulled by the shine of the casual reaction that shows up after countless polishes, giving them the same confident look as jewels in the shop-window of some posh street. Works that give away a glimpse of a traditional, generational respect for sculpture, works that have no smell yet give out the scent of love, of bread-rising yeast, of spices of faraway lands. Creative thinking is embodied by a relentless practice that leaves little room to instinct but naturally turns such sculptures into petrified gates that cannot be possibly opened. The size of these sweet, iconic, almost childish shapes changes all the time as a sort of rhythmic and emotional journey through forests laden with symbols, which do not have to be decoded but look as safe as a content that does not have to be seen to know it’s precious. Sculptural jewels that are too big and heavy to be worn, too smooth and charming not to be stroked, again and again.... 


Encore et puis encore…
La mer et le temps sont, de manières différentes, deux récipients immenses de mémoires. Qu'est-ce qui arrive quand les deux décident de se mettre en voyage avec tous leurs trésors? Notre monde, comme il est structuré, n'est certainement pas apte à nous le montrer. Ils servent des dimensions parallèles et pleines de fantaisie que seul l'art, “qui voit tout et qui peut tout”, est capable de matérialiser, à travers la mise en pratique d'une expérience alchimique créative qui est à la fois explicite et fine, faite de culture et d’instinct. Chaque sculpture du collectif GRAL semble garder la passion dans toutes ses modulations et ses enthousiasmes. Il y a l'idée de la neige et du vent, mais aussi de la nature, des plantes et des animaux: l'attention génératrice, dans ce cas, semble s'adresser aux moindres joies de la vie, de plus en plus insoupçonnées et négligées par l'homme. Elles prennent corps dans la matière sculptée, accomplie grâce au “mettre" et pas à "l’enlever”, comme défini par Alberti. C’est vraiment ce principe qui rend interprétables, avant tout, les oeuvres qui émergent de l'assemblage d'objets disparates, mélangés et superposés dans une fluidité primordiale que seuls la patience et le temps rendront éternels. Le contraste des contraires représente le poids et la mesure du processus entier: la lourdeur et la fragilité, mais aussi la pauvreté et le raffinement, ils se retrouvent comme des amants détendus après l'amour. La matière renferme tout comme un écrin limpide d'eau solide; les éléments se pavanent avec élégance, enfin libres d'abandonner leur utilité originelle qui les alourdissait. Une conséquence qui leur permet de se laisser bercer par l'exaltation, provoquée par la relation fortuite qui se manifeste après d’infinis cirages, les montrant en sécurité comme s’ils étaient des bijoux dans la vitrine d'une élégante boutique. Les oeuvres qui laissent transparaître un respect traditionnel et générationnel pour la sculpture, ne sentent rien et pourtant elles font émerger le parfum de l'affection, du levain, des épices de pays lointains. La pensée créatrice se manifeste grâce à une pratique inexorable qui ne laisse pas trop de place à l'instinct mais, transforme les sculptures spontanément en portes pétrifiées impossibles à ouvrir. Les dimensions des formes, iconiques et douces, presque infantiles, changent, créant un modèle de voyage rythmique et émotif à travers des forêts bondées de symboles qu’il est inutile de déchiffrer, mais qui donne la certitude d'un contenu qui n'est pas nécessaire de voir pour le savoir précieux. Bijoux-sculptures trop grands et lourds pour être endossés, trop lisses et fascinants pour ne pas être caressés, encore et puis encore...


Más y aún más todavía…
El mar y el tiempo son, cada uno a su manera, dos inmensos  contenedores de recuerdos. ¿Qué sucede cuando ambos deciden emprender un viaje con todos sus tesoros? Sin duda, nuestro mundo tal como está estructurado, es incapaz de enseñárnoslo. Se requieren dimensiones paralelas y extravagantes que solo el arte, “que todo lo ve y todo lo puede”, es capaz de materializar, a través de la puesta en práctica de una experiencia creativa alquímica que, al mismo tiempo, es explícita e intensa, hecha de cultura e instinto. Cada escultura del arte colectivo GRAL parece abrazar la pasión en todas sus modulaciones y entusiasmos. Está presente la idea de la nieve y el viento pero, asimismo, de la naturaleza, las plantas y los animales: la atención generativa, en este caso, se vuelca hacia las pequeñas alegrías de la vida, cada vez más inadvertidas y descuidadas por el hombre. Éstas adquieren cuerpo en la materia escultórica,  llevada a cabo mediante un proceso aditivo (“per via di porre”) y no sustractivo (“per via di levare”), como definía Alberti. Es precisamente este el principio que permite interpretar, en primera instancia, ciertos trabajos que surgen del ensamblado de objetos desiguales, mezclados y superpuestos, en una fluidez primordial que solo la paciencia y el tiempo volverán eternos. El contraste de los opuestos representa el peso y la medida de todo el proceso: pesadez y fragilidad pero, también, escasez y distinción se entrelazan como amantes relajados después del amor. La materia encierra todo como en un cofre límpido de agua sólida; los elementos se lucen en su elegancia indispensable, finalmente libres de abandonar su originaria utilidad, que tanto los abrumaba.  Una consecuencia que les permite  dejarse mecer por la exaltación, provocada por la realización casual que se manifiesta tras infinitos pulidos, mostrándolos seguros como si fuesen joyas en el escaparate de una elegante tienda. Trabajos que dejan traslucir su tradicional y generacional respeto por la escultura, que no huelen a nada pero que, no obstante, permiten que aflore el aroma del afecto, de la levadura que fermenta el pan, de las especias de países lejanos. El pensamiento creativo se manifiesta gracias a una práctica inexorable que no deja mucho espacio para el instinto pero que, espontáneamente, transforma las esculturas en portales petrificados, imposibles de abrir. Las dimensiones de las formas, icónicas y suaves -casi infantiles- varían creando un modelo de viaje rítmico y emotivo, desarrollado a través de bosques abarrotados de símbolos que no es necesario descifrar, pero que ofrecen la seguridad de un contenido que no requiere ser visto para ser considerado precioso. Joyas-escultura demasiado grandes y pesadas para lucirlas puestas, pero tan tersas y encantadoras que no pueden dejar de ser acariciadas, más y aún más todavía….
 
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